Per un Ecomuseo della Terra Amena

Velletri sorge in un territorio compreso tra i Colli Albani e l’Agro Pontino. Considerato l’ultimo dei Castelli Romani arrivando da Nord o il primo rifugio sicuro dopo la Palude arrivando da Sud, Velletri ha una identità sospesa tra monti (L’Artemisio ed i Lepini) che l’abbracciano su tre lati e il mare Tirreno che lo sguardo raggiunge ed include in un’unica distesa paesaggistica. Qui la terra racconta non una ma infinite storie che parlano etruschi, volsci, romani. Qui la terra regola ancora i ritmi della comunità: 

TRALCI DI VITE, CAMELIE, VULCANI

A settembre l’odore di vendemmia inonda le strade; tra ottobre e novembre la raccolta delle olive spopola i borghi e riempie le campagne.

A marzo i fiori delle camelie esplodono di colori nei parchi e nei giardini e a maggio non c’è casa in campagna che non accenda una brace per cuocere i carciofi alla matticella.

Qui la terra è resa calda e fertile dal Vulcano Laziale. Qui abbiamo trovato resti di dinosauri. Qui si mettono rose davanti ai filari di viti. Qui il pane profuma di legna. Stiamo riallacciando i fili di una storia millenaria che trova nella terra la propria identità e negli abitanti la propria autenticità.

VELLETRI E IL MARE, UNA STORIA DA SCRIVERE

L”Ecomuseo della terra amena nasce con l’obiettivo di cambiare la prospettiva con cui guardiamo il territorio. E un territorio non coincide con il confine politico amministrativo ma è anche ciò che lo sguardo raggiunge e comprende. Se ne era accorto J.W.Goethe tanto che nel suo “Viaggio in Italia” descrive l’amenità della posizione di Velletri che sorge su una collina vulcanica ed è cinta su tre lati dalle montagne mentre il quarto lascia libero lo sguardo di correre fino al mare. Non lo abbiamo mai considerato eppure il mare, insieme al vulcano di cui già si parla, è parte integrante di questo territorio, sia perché storicamente Velletri è stata provincia marittima, sia perché il mare non solo si vede ma si sente: è la brezza marina che mitiga l’umidità contribuendo alla qualità della produzione agricola (e i viticoltori lo sanno bene). Guide, scrittori e giornalisti ci descrivono sempre come “l’ultimo dei Castelli Romani” ma questo vale solo se si arriva da Nord. Ricordiamoci invece che siamo il primo dei Castelli Romani arrivando da Sud. Non è una questione di primato ma di prospettiva. Ed è la prospettiva che dà un senso alle cose ed ai luoghi.

Dalla terra sono stati partoriti il Sarcofago delle fatiche di Ercole e la Pallade Veliterna (l’originale è al Louvre) entrambe del II sec. d.C. ritrovati in due vigneti.

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